Mah.
Ad un certo punto arriva il momento.
Di riscrivere qui.
Il mio vecchio blog che sopravvive ai vari social network sui quali mettere in pasto a gente random pensieri di rilevanza discutibile o foto dettate dal rampante egocentrismo che alle volte mi contraddistingue.
Ma qui, qui è quel posto nascosto e caldo [anche se per me è freddissimo, almeno sotto i 20 gradi, freddissimo se si considera le deliranti temperature che fanno qui] che leggono in pochi e di cui pochi conoscono l’esistenza.
Sempre troppi per la verità. Dato che non amo che certi pensieri vengano letti da persone che conoscono la Me che mostro solitamente, quella imbacucchiata da un’armatura da battaglia da fare invidia a Carlo Magno.
Detto ciò, cosa scrivere qui?
Quello che mi accade e come gestisco il periodo più brutto dell’anno.
L’estate, le vacanze.
Sì perché io aborro le alte temperature, aborro non trovare refrigerio se non con un ventilatore puntato addosso che mi fa venire dolori da settantenne, aborro il periodo in cui è tradizione andare al mare e divertirsi.
Aborro le foto delle vacanze e la gente che avendo desiderato il caldo tutto l’anno [BASTA KN QST PIOGGIA IO VOGLIO IL MAREEEEE!1!!! IL SOLEEEEE!!”!!], poi invocano una pioggia che forse potrebbe aiutarli a riappropriarsi dei pochi neuroni funzionanti che solitamente posseggono.
E aborro tutto ciò che amano gli altri un po’ perché questo è in vero l’unico periodo in cui riesco a lavorare [quindi nessuna pausa da un cazzo di niente] e un po’ perché le ultime estati per me sono state semplicemente allucinanti.
Chi ha letto il blog negli anni passati, forse, intuirà.
Quindi, questa estate. Com’è.
Passate le settimane deliranti da un esame al giorno; passate le settimane deliranti in cui i dubbi esistenziali mi hanno impedito di fare un mucchio di cose nell’ambito del canto [giocandomi decine di opportunità a caso quasi solo per fifa.], sono arrivati i caldissimi giorni da accidia e studio.
Uhm, sì.
Come darvi torto, ‘accidia’ e ‘studio’ sono ossimori paurosi ed in effetti hanno causato crisi non indifferenti da queste parti.
Ma con coraggio ne sto uscendo piuttosto in tempo, per poter dare, tra poco più di un mese, un esame di pianoforte degno.
Quindi studio, studio e cerco lavoro. Un lavoro che avrei dovuto trovare per agosto, e che invece non è arrivato. E quindi, i vari pensieri rimandabili a settembre sono tutt’altro che pensieri felici. Ma suppongo che preoccuparmene adesso sia piuttosto stupido.
Quindi studio,  progetto qualche gita qua e là, infilandoci anche una capatina al mare, approfittando di quella voglia di vederlo che al solito non mi assale nel mese di agosto [ho già detto che aborro il mese di agosto?]
Studio e soccorro pipistrelli.
Come George, il piccolo pipistrello che poco più di una settimana fa è piombato nel mio giardino apparentemente morto.
Io aborro i pipistrelli [ormai ho deciso che la parola “aborro” è il leitmotiv di questo post, quindi anche se non è esattamente così lo uso stesso], e prenderlo per accudirlo è stato un evento che avrebbe dovuto essere ripreso da una videocamera random. Vi sareste divertiti.
Me ne sono presa cura per una settimana scoprendo che i pipistrelli sono creature meravigliose, indifese e fottutamente dolci. Martedì me ne sono separata per darlo a qualcuno che avrebbe potuto farlo volare un po’ e cibarlo di vermoni. E non nego che mi manca. E mi manca pure tanto.
Essì, ho la straordinaria qualità di affezionarmi agli animali in tempi record e a sentirne terribilmente la mancanza. Stessa cosa non dicasi per gli esseri umani, ma questo chi mi legge forse lo sa già. E ad oggi ho la malsana convinzione che sia una roba dannatamente positiva.
Quindi, questa storia da libro cuore zoologica la scrivo anche per far sapere a te che leggi che gli animali si salvano, anche quelli che temi possano farti venire un infarto avvicinandoli.
Stronzo.

Quindi boh, affronto questi giorni più che viverli. E diciamo che non è comodissimo né divertente, ma ahimè qui va così.

Sempre in attesa che le cose vadano come debbono andare.

E’ la mancanza il problema. La mancanza cronica.
Mi giro ovunque e non trovo nulla di quello che cerco.
L’insoddisfazione cronica nei rapporti umani.
E fuggo col sorriso dalle situazioni di comunione ed accolgo a braccia aperte la mia sociopatia.
E quando succede sto talmente bene.
Il problema è che alle volte non succede, e lì capisco quanto sia infinita la mia ricerca.
E quanto sia bisognoso di una coperta di pile, il mio cuore. Sta lì, quasi del tutto congelato.
In attesa di quella florida primavera che già conosce e che attende da secoli.

Sono la regina del loop. 
Quei loop che quando finiscono e ti ricadono in mano dopo mesi, si trascino dietro un fottutissimo mondo fatto di odori, colori, immagini, persone, parole, sorrisi ed amarezze.
Adesso c’è Mr. Brightside dei The Killers, 

Quanto amo i miei ossessivi loop settimanali/mensili, ricordano i miei vecchi diari polverosamente adolescenziali.

May it be an evening star  Shines down upon you  May it be when darkness falls  Your heart will be true  You walk a lonely road  Oh! How far you are from home   Mornië utúlië  Believe and you will find your way  Mornië alantië  A promise lives within you now   May it be the shadow’s call  Will fly away  May it be your journey on  To light the day  When the night is overcome  You may rise to find the sun   Mornië utúlië  Believe and you will find your way  Mornië alantië  A promise lives within you now   A promise lives within you now.

Reagisco anche così. Avendo il terrore che capiti qualcosa a qualcuno. 
E poi boh. Sono cronicamente incapace di provare serenità, gioia. Amore. 
Sto diventando un mostro?