Road to…

Pare che mi sia ripresa.
E’ stata una settimana piena di impegni, tra scuola, concertame  bolognese e lavoro.
A proposito di dannato lavoro: dalla prossima settimana sono in ferie! Forse per due o tre fine settimana.
Mi restituiscono le ore di cui mi hanno derubata quest’estate, quando le mie ferie equivalsero alla bellezza di 3, e dico 3 giorni.
Dannati, lo dicevo io che l’avrebbero pagata.
Domani, invece, pare che non vi siano treni. Sì. Domani: seconda lezione di piano e prima di solfeggio (alla quale non sarei dovuta mancare nemmeno per un attacco di dissenteria fulminante) perdute. Perchè. PERCHE’?
"Vai in macchina, no?" chiederete voi.
"Volete che finisca a San Pietroburgo?" rispondo io.

Sono almeno uhm, quattro giorni che i miei ascolti musicali spaziano tra Supergrass, Supergrass, Supergrass e ogni tanto Supergrass.
A lavoro dovetti quasi urlare per farmi sentire da quella mandria di pecore entrata in massa in quel buco di negozio. Tra Whisky e Green The.
Ma spendiamo dunque due parole (al massimo tre, data l’ora tarda) sulle due giornate bolognesi di mercoledì e giovedì scorso.

Sono stati due giorni così amabili.
Già. Nonostante le sveglie e le corse atroci. Nonostante multe evitate per grazia divina, e dure camminate di ore ed ore per mancanza di senso dell’orientamento e di informazioni esatte.
Bologna ha ben poco da offire sappiatelo, a parte qualche desolato (forse) pianerottolo e albergatori ritardatari. Oh, e non dimentichiamoci de Le Tagliatelle, punto.
Sono stata bene. Tra le altre cose, ho trovato gesti  dolci che non credevo di voler fare.
E ho trovato gesti dolci che non credevo mi sarebbero stati donati.
Altri piccoli tesori custoditi nel mio cuore e nella mia memoria. Solo lì, come sempre.
Ma andiamo avanti.

Colonna sonora: Supergrass.
Bhè, anche loro hanno un piccolo posticino nel mio cuore da un po’ di tempo. Li scoprii per caso, grazie a
questo  pezzo che si intrufolò nelle mie giornate senza che io potessi impedirglielo, ormai quasi un anno fa.
Mi incuriosirono (ero in periodo T. Rex, e la voce di
Gaz mi ricordava terribilmente quella di Bolan, in quel pezzo), e quando arrivò Road to Rouen mi innamorai definitivamente di loro. La sua voce era semplicemente poesia.
"Come puoi perderteli in concerto?",  chiederete voi.
Infatti.

Mercoledì 5 novembre.
Quindi, oramai convinti dell’inesistenza del locale dove i quattro avrebbero suonato, chiedemmo indicazioni a due allegre donzelle alla fermata dell’autobus. "Chissà che numero aspettavano a quell’ora".
E dopo chilometri  di strada a piedi tra lande desolate, numeri civici inesistenti, mignotte e benzinai, eccoci arrivati.
Un bel timbro sul dorso della mano (che, diamine!, scopro essersi cancellato :° ), musica e urla assordanti di gruppo supporter sconosciuto nonchè amabili discussioni con gente poco avvezza a concertame, finalmente: eccoli entrare.
Le note d’apertura di Diamond Ho Ha Man furono tanto scontante quanto riconoscibili, e sì: stavo sentendo quel pezzo che poche ore prima avevo ascoltato sul treno, e mill’altre volte altrove, cantato dalla sua viva voce. Poi via con Bad Blood, Rebel on you, vari pezzi del primo (e poco amato) album e via discorrendo.
Grande grinta ed eccellenti interpretazioni.
Bhè, poi arrivarono pezzi più o meno conosciuti, con spilungoni testoni più o meno fastidiosi…e Road to Rouen? Niente. Non arriva.
Ad un certo punto, note sin troppo conosciute ed amate scaturiscono da quella chitarra. E’ lui. L’unico brano che desiavo sentire:

Before the time of the morning sandman
I can find my way around
Soon be here at the borderline I guess

Armageddon coming down

And here lies a pretty state again
It’s time to make a move on
Cos in three days I’ll be out of here
And it’s not a day too soon

Firelight, the light of love, burns
Turns to ashes in your hand
So to bed by the morning light I guess
I’m awake and understand

Set sail for St. Petersburg
Making use of my time
Cos in three days I’ll be out of here
And it’s not a day too soon

Head out to a better life
I can get a job, settle down
I’m full of love, of a full of feeling
I can’t stand the here and now

Leave town for pity’s sake you know
It’s time to make a move on
Cos in three days I’ll be out of here

And it’s not a day too soon
Yeah, three days I’ll be out of here
And it’s not a day too soon

St. Petersburg – Supergrass

(Ecco un video del pezzo girato quella sera, da un tipo che giurerei si trovasse accanto a me. Quell’urlo iniziale infatti, mi sembra troppo mio. Ma non prendetela come notizia certa.
Sentirete che non è di eccessiva qualità, "ma è sempre meglio del mio video ripreso col cellulare che avevo astutamente posizionato in tasca."

Senti lì, ricordo anche quelle note alla tastiera che mi pare abbiano sbagliato…)

Sono stati molto bravi (anche se mi hanno rovinato Ghost of a friend  :° "e Gaz  non mi ha notata  nonostante io mi sia sbracciata per ore")
Qui, per chi fosse interessato, vi è qualche foto del concerto scattate da una tizia random. 
Io non ho foto decenti da mostravi.
Che poi,  la macchina fotografica l’avevo. Sì. L’avevo dimenticata in borsa come un’idiota. E quella sera, per l’ennesima volta, ho dovuto maledire il mio stupido ed inutile cellulare, incapace di fare video o foto lontanamente decifrabili.

Bene, oltre a questo. C’è la giornata di giovedì.
Le prime vere e proprie lezioni al conservatorio.
Ma sono le 1:51 e figuratevi se ho voglia di raccontare.
Sappiate solo che per posizionare 5 dita sul piano, ho creduto di impazzire. "No, non può chidermi di fare questo!!", stavo per urlare all’insegnante.
Già, avevo troppo sonno. E per tutta la giornata ho avuto  voglia di cadere svenuta su ogni superfice vagamene orizzontale, nonostante i 9-10 caffè inibitori. Che brutta sensazione :° E soprattutto, che brutta impressione avrò fatto a chiunque mi ha incontrata in quelle ore.
Ma mi sono rifatta abbondantemente con svariate ore di sonno nel pomeriggio, nella sera e oltre.

Bene, meglio che vada  a riordinarmi le idee, e a dormire magari.

Credevate me ne fossi scordata, ed invece me ne ero scordata davvero.

Sì. Qualcuno in questi giorni sta facendomi venire la nostalgia di queste cose.
Me le sono riascoltate tutte. Melanconica decisione.
Mi pare di aver rinunziato ad una parte di me che vorrebbe cantare la mia passione. Chissà se mi deciderò a tentare di riprendere.
Questi due pezzi non sono niente di che. In vero mi fanno anche un po’ schifo, più che altro in 8 days a week sembro la sorella brava di Britney Spears o roba del genere :°  "Giuro che non canto sempre così". Ravanando tra le pagine, al 20 Maggio 2008 per la precisione, troverete il mio pezzo preferito.
Che poi secoli fa vi dissi che ve ne avrei fatti ascoltare degli altri, e non posso fare sempre la figura di quella che non mantiene una ceppa di quello che dice, diamine. Quindi eccoli a voi, ascoltateli con cura o pulitevi le orecchie nel frattempo.


Uhm. Non credevo si potesse.
Non credevo si potesse postare un file musicale proprio qui.
Dunque, bene.
E quindi poco fa ho rispolverato questa registrazione, fatta mesi or sono con un amico che adesso pare sia partito per il Nepal.
Faceva parte di un progetto andato ignobilmente in fumo, causa la scomparsa immotivata del tipo citato su :°
Un rifacimento dannatamente lento di I want to hold your hand dei Beatles (che, spero abbiate capito, sono una delle mie più grandi passioni. )
Quindi ascoltate un po’, e commentate questa roba qui. Se ne sarete soddisfatti, ne avrete di altre.
Ovviamente questa è una qualche tipo di forzatura alla mia riservatezza, ma devo prepararmi ad un’esibizione pubblica. Quindi,  “aiutatemi anche voi nell’arduo compito”.

Ps: Alla fine del pezzo, quella voce sottile è la mia che si lamenta di rumori sinistri non meglio identificati. Ignoratela.

Andrò a lavare immense chiome, e poi mi stenderò beata nel mio nuovo lettone matrimoniale che condividerò con canidi e cuscini vari. Senza più sinfoniche nasali che tante notti rovinarono in passato.

*___*

Saluti.

La Samaritaine – Alfons Mucha
Riproduzione: tempera e china su foglio.

Adunque, ecco a voi qualche lavoretto fatto in passato. Mi ripromisi di mostrarne qui tempo addietro, ma la mancanza di macchine digitali (nonchè della latitante voglia) mi fece continuamente desistere. A breve ne vedrete altri, giusto il tempo di far altre pessime foto.