Io mi ricordo ancora quando scrivevo quel lungo post sul primo giorno di Conservatorio.
Me lo ricordo eccome.
Il giorno dopo il concerto dei Supergrass a Bologna.
Quella Bologna che ha visto l’inizio del mio nuovo e duro cammino verso il mio più ambito sogno.
Non ci credevo allora, e per tanto tempo negli anni non ci ho creduto.
Ieri mi sono diplomata in armonia, oggi in pianoforte.
A settembre il mio diploma di canto.

Ho letto, sentito e poi detto cose che mi hanno riempita di tutta quella gioia che attendevo da secoli. 
Istanti, minuti, momenti. Cristo non se ne andranno mai.
Occhi lucidi, saluti timidi ma pieni di affetto, parole di stima, di amore. Di desiderio, di ammirazione.

Io sono felice, in tutto il casino che c’è *ancora* nella mia mente. Io. Sono. Felice.

Mercoledì temo di aver odiato Mozart. 
Non riuscivo a studiare come avrei voluto, a cantare le note che lui ha scritto. A capire come fare per intonarle in funzione di tutto il resto. L’ho odiato ed ho pensato quanto fosse difficile fare quello che ho scelto di fare. E quanto fosse ingiusto essere solo a quel punto.
Vedo Amadeus di Forman, per l’ennesima volta.
E muoio. Muoio pensando al mio stato d’animo di mercoledì. Odio averlo odiato.
Perchè Mozart ha scritto la sua vita anche per me. La sua musica anche per me: io ho la fortuna di disperarmi sopra di essa. Io sono fortunata.
Amo quel fottuto uomo totalmente fuori di testa, amo ogni singola nota che abbia mai scritto.
E che il cielo mi fulmini se proverò ancora idioti sentimenti simili.

Oggi è stata una giornata storica. 
A lezione ho cantato il mio primo pezzo di Giuseppe Verdi. Portato di mia volontà, contro i favori della mia insegnante.
Ho cantato Stride la vampa, dal Trovatore, una di quelle arie che risuonano nella mia testa da circa 15 anni.
Alla fine dei conti ho intrapreso i miei studi SOLO per cantare Verdi. Sticazzi degli altri. Li vedo unicamente come mezzi, passaggi, esperienza.
E oggi è arrivato, anche se ho fatto qualche cagata. Ero a casa mia. Finalmente cantavo la Mia musica.
E quindi non toglievo gli occhi dallo spartito, come se avessi bisogno di leggere  un’aria che conosco a memoria da secoli. Un misto di rispetto e ansia nel rovinare quella meraviglia che mi apprestavo a cantare.
Sempre cantata per imitazione, oggi cantata per studio. Da cantante. Da interprete. 
Oggi ho cantato il Mio Verdi,  Oggi Verdi ha Scritto anche Per Me.

[Adesso tocca a lei.]

Insomma.
Se qualcuno ti guarda con gli occhi socchiusi dopo aver sentito una tua esebizione e ti dice che si sta commuovendo, come fai a ri manere impassibile. 
Come fai a non considerarti prediletta se consegni a qualcuno che conosci a malapena quello che solo grandi della musica sanno donare a te.
E quindi sono felice. Sono felice di poter regalare questo alle persone, [che sin troppo spesso sottovaluto].

Ne sono felice.