Eccoci qui.
No. Non sono ne nera, ne rossa ma forse solo lontanamente rosea.
Avrò fatto 3 ore di spiaggia nel complesso. Tra dannatissimi praticanti di Kite Surf che impedivano qualsiasi movimento in acqua o in spiaggia.
"Però ho camminato tanto, in compenso."
Diciamo che ho voglia solo di parlarvi di uno dei pomeriggi più surreali della mia vita, quello di venerdì scorso.
Il giorno della partenza per il week end maroso: treno alle ore 14:10 diretto verso un paesino in provincia di Grosseto. Coincidenza a Siena nel giro di 5 minuti dall’arrivo.
E fin qui, nulla di interessante.
Il treno è nemmeno troppo pieno ma il caldo, a causa di un’inesistente aria condizionata (oh! Ma tu guarda che strano!), inizia a mietere vittime. Tra cui me, che potrei donare un rene per continuare il mio viaggio sul tetto.
Un’ora e mezzo dopo la partenza, una prolungata sosta immotivata alla stazione di Badesse (c’è un paese con questo nome in Italia?!) ben poco distante dal luogo della coincidenza.
Mi alzo, anche per evitare svenimenti da calura, e vado a chiedere informazioni, dopo che il pensiero: "Uhm. Ma non avevamo una coincidenza ad una certa? Sì. Vediamo…la coincidenza partirà esattamente….ADESSO" è diventato oramai un mantra.
E quindi scopro che altra gente infuriata sta chiedendo informazioni sul mio stesso treno per Grosseto, pregando di avvertire la stazione del ritardo, e far sì che gli innumerevoli passeggieri possano usufruirne.
"Sì. Abbiamo avvertito. Dovrebbero aspettare".
.
Ovviamente.
Nessuno aspetta nessuno, in fatto di treni. La coincidenza è partita in perfetto orario, ignorando l’avvertimento (poi scopriremo che esso venne fatto in super ritardo, nonostante la richiesta dei passeggieri fosse stata fatta in tempo) e la consuetudine che vede moltissimi passeggieri fiorentini contare su di essa per giungere a Grosseto.
E qui inizia lo psicodramma.
Un gruppo di gente con sguardi assassini (tra cui la sottoscritta) si reca da una parte all’altra della piccola stazione di Siena, per poter ottenere giustizia. Sbraitando e rimbalzando da un ufficio all’altro.
Questo l’ordine:
Biglietteria tizio random 1/Ufficio movimenti/Biglietteria tizio random1/Biglietteria tizio random 2/binari? (boh, non ero presente, ma io credo che qualcuno l’abbia fatto)/Appostamento permanente Biglietteria tizio random 1 (un uomo distrutto).
Poi…come un lieve venticello: la rassegnazione.
Niente. Nonostante la colpa sia stata di un capotreno idiota che non ha avuto la geniale idea di informare la stazione del nostro ritardo per tempo, nonostante gente quasi spaccasse vetri e pretendesse una soluzione…nessuno la trova.
E non ci resta che accettare il treno di ben 2 ore dopo. Treno che, per la maggior parte dei casi, non ci porterà sino all’originaria destinazione.
Penna alla mano, si firmano reclami, si progettano servizi diffamatori sul giornale e si impreca contro Trenitalia.
Io credo che dovrò prendere un autobus dalla stazione di Grosseto fino al mio paesello.
"Una navetta delle FS".
Sembra pure che girino oscure leggende su di essa: c’è chi dice sia un licantropo travestito da furgoncino blu, o ancora chi afferma di averlo visto aggirarsi per Grosseto con le sembianze Elvis Presley. Altri ancora giurano che sia morto in uno strano incidente stradale, qualche anno fa. Qualcuno dice che non sia mai esistito…
Boh. Lo scoprirò solo tra qualche ora.
Ci rechiamo al binario dato che, tra una chiacchiera, l’altra ed un caldo più che soffocante, passano le famigerate 2 ore.
E dunque qui, calmati gli animi, facciamo conoscenza: c’è la tipa che insegna yoga e che mi ringhia all’orecchio (!); la tipa che canta in chiesa e che deve andare a Montepescali (ma è un paese presente nel sistema solare quello?); la tipa politica; quella con la mano fasciata; il Nerd; la vecchietta silenziosa e discreta e Mango. Sì, il cantante. Apparte che è più alto di qualche metro e che parla milanese, giurerei che sia lui. Ah. E la tipa cantante che ama i Beatles. Io.
L’avessi mai detto.
Appena saliti sul treno, ogni elemento della simpatica e oramai non più incazzata compagnia "deve" esibirsi (sì. Esibirsi.) nel suo campo prediletto.
Ed io non posso esimermi. No. Nonostante le mie resistenze, non posso declinare le richieste che venivano da chiunque.
E quindi, superata la vergogna (c’era anche gente ignara di tutto su quel vagone!), inizio a cantare senza nemmeno sprofondare. Mozart, Verdi eccetera eccetera.
Tanto oramai, è tutto così dannatamente surreale.
Poi. Applausi da stadio e complimenti. Un’amabile sensazione, credetemi.
Sono tutti sorridenti ed entusiasti: adesso tocca a qualcun altro recitare il 23° canto del Paradiso e l’Infinito di Leopardi.
E così via, fino a chiamarci per nome come vecchi amici, a canticchiare i Beatles, a far quasi piangere la 70enne causa "troppi ricordi" e a rischiare di essere infine buttati fuori in massa "anche" da questo treno.
Man mano che il viaggio prosegue la compagnia si sgretola, fino a diventare solo un ricordo. Tanti saluti. Piacere. A boh. Forse più probabilmente a mai.
Arrivo alla stazione di Grosseto, più di 5 ore dopo la partenza e 2 ore dopo l’arrivo previsto al mare, collassata su un tavolo random del bar.
Mi informo sul mitico bus, che partirà esattamente un’ora dopo quel che pensavo io!
Ancora Signori! Ancora imprevisti e sfighe per Isabella!
E aspetto.
E sorrido. Alla fine dei conti. Sorrido.
Bhè, le avventure quella sera non finirono lì. Ma devo farmi la doccia, non posso di certo raccontarvi che a destinazione ci sono arrivata alle 23:30!
(Ah sì giusto, suppongo vogliate sapere particolari interessanti sulla "navetta delle FS".
No. Non posso dirvi niente.
Io ho visto cose che voi umani potete solo immaginare.)